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Vivation®:
Capaci di Essere Felici

(© Jim Leonard, 1989)

La felicità consiste nel provare quello che c'è di bello nella vita.
Si tratta di una capacità, e come tale può essere appresa e/o aumentata.

In realtà, per vivere una vita felice sono necessarie due cose.
Da un lato è necessario essere capaci di ottenere ciò che si vuole.
Dall'altro è necessario essere capaci di godere di ciò che si ha già (la maggior parte della gente non considera mai questa come una capacità).
Delle due, la seconda è di gran lunga la più importante: è inutile ottenere ciò che si vuole se non si è molto bravi nel goderne. Sono molti quelli che riescono benissimo a realizzare i loro obiettivi senza però trarne gran soddisfazione. Fra l'altro, se si è capaci di essere felici è anche molto più facile raggiungere i propri obiettivi.

Ho scritto tre libri: Vivation: The Science of Enjoying All of Your Life (trad.it.: Rebirthing: tecniche per integrare Corpo, Mente e Spirito - ed. Astrolabio) - Your Fondest Dream - How to Use Creativity to Get Everything You Want (non ancora tradotto in italiano), e Vivation: l'Abilità di Essere Felici - ed. Amrita.
Il primo ed il terzo libro e questo articolo trattano dell'essere felici di ciò che si ha. Il secondo tratta di come scoprire cosa veramente si voglia dalla propria vita e di come ottenerlo.

"Ciò che si ha" è il momento presente. Questo è tutto. Ed è proprio tutto.

Il fatto che si esista e perciò si sia in grado di provare sensazioni e di fare esperienze è di gran lunga più significativo di qualsiasi cosa succeda nella vita.

Indipendentemente da come si creda abbia avuto inizio l'esistenza, dalla creazione divina o tramite un lungo processo di evoluzione biologica, il semplice fatto che si esista è un miracolo di proporzioni magnifiche.
Il resto, in confronto, passa in secondo piano.

Chiunque avrà notato che a volte, anche se tutto va più che bene, non ci si sente felici come si dovrebbe, mentre ci sono volte in cui anche se tutto va storto ci si sente felici senza motivo.
Questo risulta enigmatico, dato che in generale si ritiene che la felicità o l'infelicità siano una conseguenza di quello che succede nella vita.

La verità sulla felicità è che non ha proprio niente a che vedere con quello che succede nella vita.

Facciamo un esempio: c'è un uomo che pensa che sarà felice se potrà comprarsi una Mercedes rossa decappottabile. Con l'automobile, ma senza la propria esistenza, non potrebbe essere felice. Con la sua esistenza ed una vecchia 500 scassata non ci sono limiti alla sua felicità !
E, naturalmente, c'è un sacco di gente felice anche senza auto.

Ai tempi in cui andavo all'Università, la mia Alma Mater, la Riverside University of California, era uno degli unici due campus negli Stati Uniti completamente accessibili per le sedie a rotelle, per cui era frequentata da centinaia di quadriplegici. Finii per conoscerne bene alcuni: molti di loro erano almeno altrettanto felici della maggior parte dei loro compagni deambulanti.
Non dimenticherò mai che uno di loro mi disse che era grato di aver avuto l'incidente che lo aveva immobilizzato per quello che aveva imparato dalla vita come quadriplegico. Probabilmente, gran parte di quello che aveva imparato è che l'esistenza in sé ha un valore infinito.

L'unico requisito davvero necessario per la felicità è la propria esistenza. Tuttavia, ci si sente felici solo nella misura in cui ci si permette di apprezzare quel che c'è di bello a disposizione nel momento presente.
E questa è una capacità acquisita.

Che tanti trovino così tanto di cui lamentarsi non dimostra che siano sfortu-nati: è un segno di come non abbiano sviluppato la capacità di essere felici.

Che cosa ci vuole per godere di ogni momento ?
Che cos'è questa capacità di essere felici?
E' la capacità di non rendersi infelici.

Non c'è bisogno di fare niente di speciale per godere di qualcosa.
Il piacere è naturale, ed è possibile provarlo in qualsiasi esperienza.
E' necessario fare qualcosa per non provarlo.

Per non godere di qualcosa è necessario impedirsi di sentire il piacere inerente all'esperienza. Per fare questo è necessario convincersi che quello che sta succedendo ci separa dalla realtà della situazione che si sta vivendo; e si sposta l'attenzione da quel che c'è di buono nell'esperienza in sé alla differenza fra come stanno le cose e come si vorrebbe che andassero.
Per indicare questo meccanismo, usiamo l'espressione "giudicare negativa-mente".

"Giudicare negativamente" significa paragonare quello che si sta provando ad uno standard immaginario, del tipo: "come dovrebbe essere", "quello che hanno gli altri", "come andavano bene le cose ai vecchi tempi", e così via.

Le cose non sono mai come si pensa che dovrebbero essere. Sono come sono. La capacità di essere felici dipende dalla capacità di essere in armonia col momento presente così com'è.

Questo non significa rinunciare a migliorare le cose. Anzi. Però, per migliorare il proprio stato nel presente, il fatto che la situazione cambi nel futuro (anche solo fra 5 minuti) non serve a niente. Solo la capacità di migliorare il rapporto con le cose come stanno può rendere più felici nel presente.

Il rapporto con ciò che si prova nel momento presente viene definito contesto in cui si considera l'esperienza. Come ci si sente in rapporto a qualcosa è determinato dal contesto in cui quel qualcosa viene considerato. Tutto può essere visto in un contesto in cui il suo contributo alla felicità ed al benessere diventi evidente. O si può considerare la stessa esperienza in contesti che rendono tristi e frustrati.

Prendere in considerazione qualche cosa significa considerarla in un contesto. Così come non si può fare a meno di vedere qualcosa in una certa prospettiva, da una determinata angolazione visiva, così non si può pensare a qualcosa tranne che sia in un contesto, da un punto di vista.

Definiamo "negativo" un contesto che diminuisce la capacità di interagire col contenuto in modo da contribuire alla propria felicità, creatività ed efficienza. In un contesto negativo si paragona il contenuto ad uno standard immaginario che viene ritenuto migliore della realtà.

Dirsi che le cose dovrebbero essere diverse in questo momento è soltanto un giudizio negativo e causa solo problemi.

Se si sta costruendo una casa, e la si considera allo stadio in cui è (un terreno incolto su cui sono ammucchiate montagne di materiali da costruzione) non ci sono limiti alla felicità ed all'entusiasmo che può suscitare l'idea di completare il lavoro. Ma se ci si dice qualcosa del tipo "il lavoro dovrebbe già essere finito", ci si separa dalla realtà in modo doloroso.

Qualsiasi contesto in cui si permette alla realtà di essere così com'è, invece di paragonarla ad uno standard immaginario, è un contesto positivo.

Un contesto positivo non solo rende più felici, ma anche più efficienti, perché permette all'attenzione di concentrarsi su ciò che va bene ed è utile, e non su quello che non va.

Inoltre, i contesti positivi aumentano la motivazione, in quanto è l'entusiasmo a motivare. Se, come molti credono, i contesti negativi dessero motivazione alla gente, nessuno sarebbe sovrappeso. Coloro che giudicano negativa-mente il proprio corpo e cercano di cambiarlo con la forza, si ritrovano con la tendenza a mangiare per reprimere le sensazioni spiacevoli che derivano dal modo in cui tentano di dimagrire.

Ogni volta che si cambia e ci si concentra su quello che già c'è di utile nella situazione invece che su quello che non c'è, si trovano soluzioni creative.

Non sto invocando il "pensiero positivo" come fanno tanti. Non si tratta né di speranza né di fede, che pure hanno una loro funzione; non sto consigliando di mettere su un'azienda ripetendosi che è impossibile perdere soldi.
Quello che intendo io è osservare in modo oggettivo la realtà della propria situazione nel momento presente e trovare un modo di relazionarvisi che sia positivo.

Generalmente, una volta deciso che qualcosa "non va bene" o che "manca qualcosa", è difficile cambiare contesto e vedere quel che c'è di buono.
Il mio obiettivo principale nello scrivere questo articolo è descrivere un semplice metodo per fare proprio questo, velocemente ed in modo affidabile; una tecnica che si può imparare ad usare nella vita di ogni giorno, chiamata "Vivation".

Vivation si basa sul fatto che ogni volta che si giudica qualcosa negativa-mente, questo provoca una reazione spiacevole.
Vivation lavora sulle sensazioni, per cui evita un sacco di lavoro mentale.

Così come ci sono un certo numero di sensi tramite i quali si percepisce il mondo che ci circonda, ci sono "sensi" paralleli attraverso cui percepire pensieri e fantasie, il "mondo interiore". Tutti, in misura maggiore o minore, privilegiamo l'uno o l'altro "senso" interiore: vista, parola, sensazione.
Tutti questi sensi interiori sono connessi e funzionano continuamente, che la persona ne sia consapevole o no. Discuteremo qui il senso che percepisce le sensazioni, dato che è quello più importante per Vivation.

Proviamo sensazioni su tutto. Ogni volta che si considera qualcosa, "esterno" o "interno" che sia, si sente qualcosa. Quella sensazione è specifica, e diversa a seconda dell'oggetto preso in considerazione.

Per esempio, si hanno sensazioni diverse per ogni persona che si conosce, e sicuramente una persona provoca sensazioni ed emozioni diverse da un piatto di spaghetti.

Ogni volta che si giudica qualcosa negativamente, simultaneamente si giudicano anche le sensazioni che provoca. Ogni volta che si smette di giudicare negativamente qualcosa, la sensazione corrispondente diventa una fonte di piacere.

E' ancora più importante il fatto che cambiando il contesto in cui viene considerata la situazione, automaticamente cambia il contesto di ciò che originariamente era stato giudicato negativamente.

Vivation insegna a distinguere le sensazioni ed a concentrarsi su di esse sentendole in maniera molto specifica e dettagliata (anche se non neces-sariamente intensa) a livello fisico ed a goderne.

Cambiare contesto in positivo per una sensazione "spiacevole" è più facile di quanto non possa sembrare. Si parla delle emozioni negative come di qualcosa di terribile, ma in realtà molti le ricercano proprio per il piacere che gliene deriva. Per esempio, avere paura non piace a nessuno, eppure i film dell'orrore ed i parchi dei divertimenti fatturano centinaia di miliardi all'anno. Se non ci fosse la capacità di godere della tristezza, non si ascolterebbero canzoni tristi. Se a nessuno piacesse arrabbiarsi, non ci sarebbe pubblico per il telegiornale.

E' importante ricordare che in qualsiasi momento si ha l'opportunità di sentirsi grati per il solo fatto di esistere.

Essere vivi è in sé una sensazione piacevole, anche se in certi momenti assume la forma di una emozione "negativa" a livello fisico.

In assenza di giudizi negativi le emozioni, come qualsiasi altra cosa, contribuiscono al benessere ed al piacere. Smettere di giudicare negati-vamente un'emozione permette di integrarla nel benessere.
Tutto ciò che era spiacevole sparisce, e si ha una prospettiva nuova e positiva sulla causa di quella emozione. Siccome con Vivation qualcosa che sembrava negativo viene integrato nel benessere, chiamiamo integrazione il risultato di Vivation. L'integrazione consiste nel dare la propria attenzione a qualcosa che era stato giudicato negativamente e cambiare la prospettiva in cui lo si considera, in modo da diventare consapevoli dei suoi aspetti positivi.

Si può arrivare all'integrazione a livello mentale, e le sensazioni e le emozioni cambiano di conseguenza. O si può arrivare all'integrazione a livello di sensazioni ed emozioni, ed i pensieri cambiano di conseguenza. E' molto vantaggioso imparare ad integrare a livello di sensazioni ed emozioni.
Prima di tutto hanno un carattere di immediatezza che il pensiero non ha: pensare richiede tempo, mentre si può sentire in un attimo.
Un altro vantaggio di sensazioni ed emozioni è che sono totalmente oneste: è possibile ingannare se stessi a livello mentale per anni, ma sensazioni ed emozioni rimangono spontanee.
Un ulteriore vantaggio nell'elaborare direttamente a questo livello è che si sente quando avviene l'integrazione. Anche con la miglior elaborazione a livello mentale può rimanere dubbio, ad esempio, se si sia fatto abbastanza per ottenere un risultato duraturo.

In Vivation ci si concentra direttamente sulla sensazione-emozione che crea problemi, e si sente il momento esatto in cui viene integrata.

Infine, un vantaggio notevole che si ha nell'elaborare a livello di sensazioni-emozioni è che si può usare un esercizio di respirazione per massimizzare la propria capacità di percepire sensazioni-emozioni.

Vivation insegna un particolare tipo di respirazione che aumenta in maniera notevole l'abilità individuale nell'usare questa tecnica. Non è il respiro a creare il risultato, è la disponibilità che la persona ha di sentire le sensazioni e di inserirle in un contesto positivo. Questo particolare tipo di respirazione aiuta enormemente, sviluppando un rapporto a livello di energia con la sensazione. Ai nostri clienti insegniamo a fare sottili cambiamenti nel loro respiro per facilitarli nel percepire le sensazioni che emergono con la maggior precisione e piacere possibili.

Quando non si conosce Vivation, in generale si tende a fare qualcosa per reprimere le sensazioni giudicate spiacevoli. Reprimere una sensazione, un'emozione, non le fa andare via: rimangono nella mente e nel corpo, in attesa che qualcosa ricordi alla persona ciò che ha tentato di dimenticare.
Vivation permette di riprovare delicatamente le sensazioni in un primo tempo represse, e di integrarle.

Ci sono cinque componenti necessari per Vivation, i 5 elementi:

1. Il respiro circolare;

2. Il rilassamento completo;

3. Consapevolezza nei dettagli (di sensazioni - emozioni);

4. Integrazione nell'estasi (trovare un contesto positivo per la sensazione);

5. Lo stai facendo perfettamente - è sufficiente la disponibilità (smettere di mettersi i bastoni fra le ruote e permettere che sia il proprio desiderio di benessere a risolvere la situazione).

Questi elementi vengono insegnati dai consulenti di Vivation: ce ne sono in tutto il mondo, e l'obiettivo che li accomuna è di preparare i propri clienti ad usare questi elementi automaticamente (ed autonomamente) nella vita quotidiana.

La prima seduta con un consulente di Vivation consiste in alcuni esercizi pratici per imparare i cinque elementi, ed in una respirazione applicandoli.
In generale, all'inizio si fa da distesi, in modo da dover fare solo quello, ma dopo alcune sedute si cominciano ad applicare i cinque elementi anche facendo altre attività: questo è Vivation® in Action.

Da qui in poi si può usare questo esercizio ovunque ed in qualsiasi momento per arrivare ad una risoluzione emotiva, o semplicemente per rendere ancora più piacevole quello che si sta facendo.

Ho sviluppato Vivation nel 1979, dopo una ricerca sui fattori che producevano i risultati in un'altra tecnica, il rebirthing. Ho sviluppato un lavoro basato su questi fattori, lasciando fuori il resto. Da allora, ho insegnato questa tecnica ad almeno 45.000 persone, formando diverse centinaia di consulenti di Vivation.

Fino al 1987 Vivation in Italia era considerato come Rebirthing Integrativo, ed in molti negozi il mio libro è ancora in commercio con questo titolo. Il nome è stato cambiato perché ci sono molte tecniche diverse che vengono chiamate rebirthing, ed il modo in cui lavoriamo noi è sufficientemente diverso da meritare una definizione a sé.

Vivation® come nome deriva dal latino vivere: nome adatto a questa tecnica che permette di provare la vita in tutta la sua pienezza.

 

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